Esiste un'idea diffusa secondo cui la relazione tra paziente e psicoterapeuta è la stessa che si crea tra qualsiasi persona che esprima una richiesta d'aiuto e uno specialista che sia in grado di dargli le  risposte che cerca.

 

A mio parere questa visione non è del tutto corretta: certamente lo psicoterapeuta svolge anche questo ruolo, forte della sua specifica professionalità, ma ritengo che non sia possibile comprendere profondamente una persona senza aver sviluppato con essa una RELAZIONE SIGNIFICATIVA; questo rapporto diventa un luogo protetto, un'esperienza emotiva contemporaneamente simile e diversa dai rapporti interpersonali abituali, all'interno del quale il disagio e l'angoscia possono  manifestarsi e trovare sollievo e comprensione, ancora prima di essere affrontate attraverso le parole.

 

La teoria interpersonale si basa sulla convinzione che la vita psichica ed emotiva di un individuo non possa essere compresa se non concentrandosi sull'esperienza delle proprie relazioni, in modo particolare il rapporto con le figure genitoriali, che influenzeranno il percorso di vita successivo e le relazioni nella vita adulta.

Se alcuni aspetti di queste esperienze fanno ormai parte della struttura della personalità, altre potranno essere corrette all'interno di una relazione nuova, nella quale lo pscioterapeuta cercherà di rispondere ai bisogni emotivi del paziente in una modalità che egli non conosce e che si distanzia dalle risposte ricevute dalle persone significative della sua vita, così da offrire un modo “nuovo” di relazionarsi ed affrontare la vita.

Il mondo interno del paziente, fatto dei suoi rapporti, della sua storia, dei suoi ricordi e delle sue emozioni, può essere affrontato all'interno della psicoterapia, che non si basa certo sul semplice “ricordare”, quanto sul “rileggere” attraverso una nuova prospettiva e con una superiore consapevolezza, in un contesto sicuro e accogliente.

 

La teoria Psicoanalitica Interpersonale nasce intorno agli anni '20 negli Stati Uniti grazie all'opera dello psichiatra Harry Stuck Sullivan, e si colloca all'interno dell'ambito più ampio della Psicoanalisi relazionale, che si distanzia dalla classica visione Freudiana (che pure ne costituisce le basi) per una maggiore attenzione agli aspetti relazionali e sociali della vita dell'individuo.

Anche la scienza ormai ci suggerisce che lo sviluppo psichico dell'individuo si costruisce e si consolida nell'ambito dell'interazione con il suo ambiente, con le prime persone importanti della sua vita.

L'importanza dei primi rapporti con i genitori, ad esempio, si ripercuoteranno nelle relazioni successive.

 

L'equilibrio psichico si riverbera nella dimensione clinica di tale modello: infatti, riteniamo che la possibilità di instaurare una buona relazione con il paziente, rappresenti l'elemento terapeutico più profondo: ciò significa accogliere il disagio e la sofferenza, comprendere le difficoltà che la persona incontra nel suo percorso, fornire nuovi modelli rapporto da attuare nella vita.